“Effimeri” di Andrew O’Hagan
Cari amici lunari, come state reagendo a questa prima perturbazione? Amate la pioggia e state già immaginando l’autunno, oppure rimpiangete il calore delle scorse settimane? Io mi godo queste vibrazioni autunnali, nella speranza che il sole ritorni e ci faccia compagnia ancora per almeno un mesetto. In questi due giorni ho potuto però terminare il volume “Effimeri” di Andrew O’Hagan.
Il mio primo approccio con “Effimeri” non è stato totalmente positivo, forse perché, quando l’ho iniziato, lo scorso inverno, non ero nel giusto stato d’animo per affrontare una lettura di questo tipo. Alcuni libri trasmettono più di altri, soprattutto per chi, come me, ama immergersi totalmente nel mondo di carta e parole che crea uno scrittore.
Andrew O’Hagan è uno autore scozzese, piuttosto noto al pubblico internazionale, che ha pubblicato saggi e romanzi. L’ultimo è stato edito da Bompiani lo scorso anno.
La vicenda appare fin dall’inizio intima e autobiografica, anche se non viene detto esplicitamente. Il protagonista è un giovane appassionato di letteratura e scrittura che vive in un quartiere operaio di Glasgow e che ha divorziato dai suoi genitori. Suo padre e sua madre, per incompatibilità, hanno deciso di andarsene separatamente, senza curarsi di lui. In suo aiuto viene un caro amico Tully, di due anni più grande. Tully e Barbara, sua madre, inseriscono Jimmy nella loro quotidianità.
James, Tully e altri coetanei vivono gli anni ’70 e ’80 attraverso la musica, i film e la politica, sviluppando un forte senso di giustizia nei confronti dei problemi sociali. Questa prima parte del romanzo è ricca di dialoghi, di riflessioni e di pensieri e mi ha ricordato il “flusso di coscienza” in stile J.D. Salinger. Purtroppo però risulta a tratti difficile e un lettore meno concentrato è tentato di saltare qualche riga qua e là per arrivare al punto.
La seconda parte, sebbene tragica, mi è piaciuta molto, ed è, secondo me, la scrittura di maggiore successo di O’Hagan. Alcune espressioni sono fatte di pura poesia e fanno venire voglia di appuntarsele. Ho sacrificato l’ordine, spiegazzando le pagine con un gran numero di orecchie, per evidenziare tutti i passi più belli e di maggiore ispirazione.
Il rapporto di amicizia e la caducità della vita sono sapientemente trattati fino all’ultima pagina. Effimera è la vita ma non l’impronta che una grande personalità può lasciare, fissa e indelebile sulla terra.
Insomma… posso dire di aver amato questo romanzo con grande ardore.
Mi raccomando, fatemi sapere se vi è piaciuto!